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70. Dal film Le crociate (3): il vero protagonista della difesa

Essere tranquilli è essere in pericolo (J. H. Newman)

(3a  puntata da un commento del film Le crociate, 1a puntata qui, 2a puntata qui)

(aggiornamento 25 luglio 2024)

Il pericolo ci aiuta a capire l’oggetto della difesa, quello che ci legittima, ci investe. Con una presenza dinamica  che ci sorprende.

Nell’ultimo quadro  di Caravaggio su Girolamo, il traduttore della Bibbia il teschio collocato sopra le scritture rivolge il suo sguardo mortale a Girolamo.  E Girolamo sembra quasi lasciare la penna al teschio perché riveli la voce di chi non ha potuto o non può parlare. Chissà se alla fine della vita sentendo la sua condizione ormai prossima di vittima innocente, impotente anche Girolamo ha intuito il significato di quel vocabolo misterioso: Parakleitos. Il difensore delle vittime innocenti. Il difensore dei piccoli, il loro servitore. Scriveva infatti Girolamo:“questa è la differenza tra i capi delle genti e i capi dei cristiani: quelli dominano sui sudditi, noi invece li serviamo e siamo tanto più grandi quanto siamo più piccoli rispetto a tutti”. E quando si parla di piccoli si parla,  particolarmente oggi, di situazione di grave fragilità e pericolo

che rendono visibile nel concreto della vita quotidiana la persona del crocefisso, la persona del Figlio che si riannuncia e reincarna…

 Non si tratta solo di un invito alla fede ma una constatazione antropologica.

Scrive infatti mirabilmente Capograssi in uno dei passi più alti della sua sua saggistica:

“Il fatto fondamentale della storia dell’individuo è che l’individuo dispera del finito e chiede aiuto. È un fatto, che si trova tra gli altri fatti della vita, e che si riesca o non si riesca a spiegare, bisogna registrare. L’uomo chiede aiuto, esce dal finito per chiedere aiuto…”(in Suicidio e preghiera in Introduzione alla vita etica)

Poi il ruolo di oppresso o oppressore non appartiene solo agli altri. Sono funzioni mobili. Come mostra il film Le crociate dove i ” cattivi” sono sia tra i crociati sia tra gli arabi (anche se il film in generale mostra una certa preferenza morale per questi ultimi secondo il mainstream e la forza dell’antipatia per  chi si pone a priori  come detentore della verità ma  è questa che lo autogiudica inesorabilmente).  Capograssi conclude: “La pietà per l’oppresso e la pietà, forse più forte, per l’oppressore, è pietà per tutti gli oppressi e per tutti gli oppressori, e cioè per tutti gli uomini, dei quali ognuno è insieme oppresso e oppressore, schiavo e padrone insieme. La pietà è desiderio di pietà. Chi può avere pietà di tutti gli uomini? È necessario un cuore infinito per poter avere pietà di tutti”.Per questo può servire l’invocazione  al semplice intreccio delle circostanze confidando nella fortuna o, per chi crede, serve  l’invocazione  a qualcuno più grande  che si serve delle circostanze  per fare spazio ad un destino migliore. Ma in entrambi i casi questo intreccio può essere mosso dai più deboli, da coloro che sono stati tagliati fuori. Non perché siamo migliori degli altri ma perché lì si riconosce il bisogno di intervento.  E la Grazia può passare, essere accolta da chi non ha più difese. Riguardo agli stessi per il  non credente c’è la rivalutazione nello studio della storia dei vinti e, per il credente, il  Dio cristiano entra attraverso di loro nella storia e, nei momenti della disperazione e del perdono, si identifica con loro: nel povero Cristo aperto alla misteriosa, spirituale e cinetica azione del Padre che si serve anche di messaggeri inconsapevoli.

Presenze

Con sforzo, umiltà e apprendimento si attiva la presenza del Dio che si incarna nella storia. Si mostrano misteriose coordinate dinamiche a disegnare quella tavola di eterne figure riconosciuta da Nietzsche, il Dio trinitario attivato dalla vittima capace di un gesto impossibile: il perdono. Così la realtà viene attraversata dalla luce divina.

Applicazione sportiva: Cambiando scenario, in campo sportivo, qualcosa di analogo è avvenuto nel 2024. Quando una sconfitta accettata, “perdonata”  con il giusto atteggiamento e azione diventa una lezione magistrale. Quando un consapevole Sinner (eh vorrebbe dire in inglese peccatore) accetta il perdono, per gli altri e se stesso…

Il giovane italiano era stato sconfitto dal tennista Alcaraz nei quarti di finale degli Us Open 2022 dopo aver avuto un match point.  Poi Alcaraz è diventato n.1 al mondo. Sinner era stato  per certi aspetti.una vittima di un suo errore : https://www.youtube.com/watch?v=6fBM7IMKUd8.   Il giovane italiano non ha fatto vittimismi ma oltre i rimorsi e rimpianti  ha continuato la sua strada dicendo di voler imparare, da Sinner si è perdonato negli errori e  nella sorte avversa. Nel 2023 ha iniziato a vincere, anche contro Alcaraz.  Sotto di due set in finale negli Australian Open 2024 ha continuato a lottare con forza e perdonare, così  ha vinto contro Medvedev. Si è sforzato di attraversare l’abisso e nella sua umiltà,  nell’abisso è arrivata la luce.

Sforzandosi di essere positivo, costruttivo, provandoci fino in fondo,  a tratti, a momenti ha partecipato di una luce buona. in questi tratti, in questi momenti, è diventato  28 gennaio 2024,   la luce stessa del tennis. Poi lo stesso Alcaraz nella semifinale del Roland Garros ha mostrato le risorse del Dio delle vittime e quindi ha riconquistato, accettando la sofferenza, la virtuale supremazia

A coloro che mostrano gli estremi in letteratura nel  Novecento si è iniziato a utilizzare un nominativo: gli imperdonabili. In quei momenti dei loro scritti sono la prova dell’esistenza della luce, quella luce che perdona gli altri e se stessi. Li ha mostrati e ne ha scritto Cristina Campo. Un’imperdonabile anche lei.

Per i giuristi: prima o poi i barbari di Attila fronteggiati da   Leone Magno o il pericolo mortale,  il teschio, vicino, diretto,  arriva per tutti.

Cerchiamo di fare in tempo a porgere uno sguardo che sappia fare fronte: c’è un’investitura  anche per noi. Possiamo chiederci quando abbiamo ricevuto l’investitura, quale è la nostra missione. Possiamo dare uno sguardo empatico sulle vittime impotenti e da lì, confidando in una forza spirituale  ricevere  (per paraclito si intende anche il consolatore) ed entrare in un dinamismo creativo,  per  un’azione concreta verso gli sventurati, le  persone che avvertono su di loro solo persecuzione. Non  si tratta tanto del caso di chi avrebbe bisogno di un’assistenza gratuita e non la ottiene ma piuttosto di chi, anche  in agiate condizioni, in certe situazioni  particolari diventa meritevole di tutela ed è particolarmente esposto, impotente e risulta difficile da sopportare.

Si tratta di dare un senso, alle volte di creare un oggetto essenziale che nel servizio migliori la vita delle persone. ma bisogna avere contatti essenziali che ispirino in questo senso, come il modello del nostro lavoro, come il grande imprenditore che ha creato qualcosa di nuovo, come coloro che abbiano custodito, trasmesso e sviluppato i valori, anche artistici, di una civiltà o di una vita

Il vero cuore delle crociate è il re lebbroso Baldovino, qui in un commosso omaggio:

Nella sventura, al centro della riflessione di Simone Weil,  ritrovano azione antichi simboli che aspettano di essere rivitalizzati. La croce può essere rivelatrice. E può diventare il segno “Più” per la nostra vita. In quella pietra scartata c’è la testata d’angolo. Se c’è la fede in un campo di forze che il dinamismo, anche negativo, può attivare.

Se ne accorge anche il Saladino del film rimettendola sul tavolo,  evitando di camminarci sopra e  poi inginocchiandosi davanti.

una visione della vittima innocente che chiama (in particolare i primi minuti)   e dei mezzi per soccorrerla (“Possiamo scegliere se essere al servizio della nostra debolezza o del nostro scopo”) si ha nell’ultimo film dedicato a Francesca Cabrini:

Scrive un altro grande antropologo: “Abbiamo scoperto che quando la storia ci  interpella sulle questioni ultime allora la nostra risposta, la verità che decide di cosa siamo, non può essere che nel segno di quella croce sulla quale, duemila anni fa fu inchiodato un ebreo che diceva di essere figlio del Dio di Abramo”(Ernesto Galli Della Loggia citando l’antropologo Levi Strauss e la nostra cultura sulla “difensiva”).

Temi: Caravaggio, Girolamo, traduzione, Paraclito, vittime, preghiera, croce, Levi Strauss (investitura, sofferta apertura, la sorgente)

Giorno: dei grandi difensori, come Leone Magno il 10 novembre e ogni volta che la vita ci chiama a dare la versione migliore di noi stessi

Approfondimenti:  con una grandissima opera il filosofo Giuseppe Fornari rivela, tra le altre importanti rivelazioni la centralità della cavalleria nella filosofia e letteratura rinascimentale: Leonardo e la crisi del Rinascimento.

Giuliano Guzzo con il suo libro Dame e cavalieri