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Cercare con forza il gusto e il giusto nell’esame testimoniale: tra Carofiglio, Daniele e l’antropologo Girard

Non arrenderti mai (Elon Musk)

l’esame testimoniale: il suo fascino ed un imprevisto esempio nella letteratura 

(aggiornamento 31 0ttobre 2024) I giuristi conoscono bene cosa sia e come si attui l’esame testimoniale,  anche nella forma della cross examination quando viene fatto dal pubblico ministero e dal difensore. Lo  si trova approfondito  già sul web, anche sul piano della tecnica, qui ad esempio: link . Vorrei solo evidenziare alcuni eventuali aspetti emergenti nella letteratura e presenti qualche volta anche nel concreto: c’è un  potenziale di gusto e giusto di questa impegnativa e decisiva esperienza all’interno della quale sembrano esserci, troppo spesso,  solo delusioni  umane e professionali.

Il gusto lo evidenzia Gianrico Carofiglio, il magistrato scrittore nel suo  primo grande successo:  nel libro  L’arte del dubbio mostra il modo in cui fare esami e  interrogatori. C’è  nel coraggio della ricerca il gusto di smontare menzogne ma anche la furbizia di non far emergere verità.

In modo inatteso il giusto dell’esame del testimone lo mostra il libro di Daniele nella Bibbia giudaico cristiana(nel capitolo 13, redatto nel secondo secolo avanti Cristo). Il racconto è molto bello e per chi ha tempo ne suggerisco la lettura integrale. Qui. Di seguito  ne espongo una breve sintesi. Susanna già coniugata rifiuta di essere  abusata sessualmente da due anziani, giudici del popolo (non ci fu ancora  un successivo “Me too”). I due giudici in qualità di testimoni oculari accusano Susanna di atti impuri con una terza persona, un giovane il quale poi, secondo i giudici, sfugge alla cattura. In un processo di tipo inquisitorio Susanna resiste coraggiosamente ma la prova dei giudici sembra impossibile da superare. Alle fine del processo quando Susanna sta per essere lapidata, un altro giovane, questa volta reale e non inventato dai giudici, Daniele, rifiuta di unirsi alla folla che stava per eseguire la sentenza. Daniele ispirato invoca la verità e vede la vittima innocente, sfida  il popolo e gli anziani  che ne sottolineano l’inesperienza. Daniele con sicurezza, coraggiosamente, riesce a spostare l’attenzione da Susanna come imputato agli anziani che da testimoni diventano indagati e possibili imputati. Daniele interroga separatamente i due anziani. Chiede ai due anziani il tipo di albero sotto il quale Susanna avrebbe tradito il marito.  Daniele ottiene risposte diverse. Con il suo esame riesce a far emergere la falsità delle accuse  degli anziani.  L’accusa contro Susanna si ritorce contro gli anziani che da inquisitori si trovano colpevoli. Le parole degli anziani giudici diventano, grazie a Daniele, una retorsio argumenti. Sembra una prima sorprendente forma di cross examination (con la peculiarità dello slittamento dell’accusatore, nel dubbio, verso il ruolo di indagato)  perché le prove testimoniali sono già state esaminate dall’accusa  e  la difesa di Daniele che ha assunto l’iniziativa del processo  smaschera i due anziani. La giusta rilevanza all’episodio si trova nel libro dell’antropologo Renè Girard, accademico di Francia La vittima la e la folla, un testo  che ha in copertina l’immagine di Susanna e i vecchioni di Lorenzo Lotto. Qui un approfondimento ricordando anche il momento in cui ho trovato questo libro:

112. La vittima e la folla di Renè Girard:

Si dirà che si tratta di una situazione antica e impossibile per la difficoltà di un giovane ad opporsi ai giudici avviando prove testimoniali non autorizzate. Tuttavia se c’è un limite nella storia resta anche lo slancio di un Daniele che resiste agli anziani e alla folla nel vedere la vittima innocente cercando, anche in modo  controcorrente  geniale,  la verità che rivela le false accuse.

Applicazioni:  nelle nostre esperienze troviamo spesso il disgusto e l’ingiusto delle attività processuali ma sapere cosa sia in discussione, quali possibilità ci siano, quale sia l’ideale a cui tendere può aiutare. Poi la parola testimone nel greco si indica con la parola martyr e implica una certa sofferenza per chi vuole testimoniare la verità, sofferenza che naturalmente si cerca di evitare. Davanti alla fatica e all’ansia del processo  il bravo comunicatore Simon Sinek suggerisce anche  la possibilità di trasformare il  nervosismo in eccitazione per la singolare esperienza che si sta per vivere. Ma resta il martirio possibile del professionista che deve affrontare con l’assistito anche le conseguenze negative, aperto anche a possibilità importanti, la fecondità del difficile https://www.youtube.com/shorts/bl-pr1YK3hk

Due grandi giuristi del Novecento ci indicano come reagire alle delusioni e come l’ideale aiuti a sostenersi. L’umiliazione può essere liberazione (Carnelutti)  e la crisi un momento di un nuovo inizio (Capograssi, sopra). Il filosofo del diritto Rosmini rileva che “la giustizia violata brilla di una luce insolita”. Come mostra Caravaggio,  dentro una difficile vita, anche professionale,  per chi, anche nell’umiltà apre gli occhi, possono arrivare, tracce di luce

giorni: ogni giorno di processo, 21 luglio (si ricorda come santo il profeta Daniele)

stato: bozza avanzata

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