l’esempio e la resistenza dei nostri fanti nella grande guerra
(agg. 24 ottobre 2022) Davanti ai disagi sofferti per il virus, alle sofferenze, alle morti, un aiuto lo possiamo trovare nel far viva memoria dei fanti della prima guerra. La guerra è la tragedia più grande, da evitare in tutti i modi ma per chi ha dovuto combatterla ma bisogna riconoscere e dare il giusto rilievo al dolore e ai sacrifici sopportati da queste persone. Loro possono essere per noi i più autentici, significativi e decisivi influencer, non per imparare ad uccidere ma per imparare, davanti all’inevitabile, a sopportare situazioni difficili, durissime, impossibili.
Con la pubblicazione di questo post vorrei ricordare la battaglia di Caporetto nella prima guerra mondiale. L’attacco, cominciato alle ore 2:00 del 24 ottobre 1917 contro le linee della seconda Armata italiana sulla linea tra Tolmino e Caporetto, portò alla più grave sconfitta nella storia dell’esercito italiano. Il sacrificio dei fanti consumato in quella battaglia è stato ricostruito in un libro di recente edito (sotto).
Ci insegnano, nel loro dolore, durante tutto l’arco della guerra, la forza di resistenza umana in condizioni estreme: all’ordine di attaccare le linee nemiche si trovavano davanti la mitragliatrice austriaca
e il plotone d’esecuzione in caso di un loro arretramento.
Nel disagio, nel dolore sono loro gli unici possibili padri d’Europa che possiamo sentire vicini. Solo questi compagni nel tragico ci possono poi portare a resistere con determinazione, con ogni mezzo possibile, all’avanzata delle calamità. Solo dopo aver compreso il dramma, le tragedie vissute da queste persone (evidentemente anche sull’altro fronte) possiamo apprezzare il senso dello sforzo che, dopo le tragedie di due guerre mondiali, De Gasperi, Adenauer e Schuman hanno fatto per evitare i conflitti ulteriori promuovendo forme di organizzazione europea. In genere si ricordano solo questi statisti ma la fibra costitutiva delle nuove formazioni europee passa per gli sforzi immani e il sacrificio di queste persone costrette al macello, genesi misconosciuta delle nostre difese. In questo modo, come ha sottolineato Renè Girard, sarà possibile riconoscere il valore di tante vittime ignote ora al centro della storia e un grande cambiamento storiografico (e ha portato purtroppo anche ad eccessi incapaci di vedere gli inevitabili limiti umani e la diversità dei contesti storici). Mentre un tempo il valore si misurava da quanti nemici erano stati uccisi ormai anche la storiografia ha assunto un rovesciamento totale, mettendo al centro le vittime e i loro difensori, con uno sviluppo delle formidabili intuizioni di S.Agostino. Qui
Il significativo libro a fianco è composto di due parti. Nella prima parte c’è la lettura girardiana della prof. Maria Stella Barberi dell’Università di Messina con riferimento a Curzio Malaparte che aveva scritto Viva Caporetto! La rivolta dei santi maledetti . Nella seconda parte c’è l’avvincente ricostruzione storica della vicenda di Caporetto ricostruita con perizia e acume dal prof. Giuseppe Fornari dell’Università di Verona. Da questa vicenda Fornari riesce a cogliere il significato più profondo e illuminante, quello capace di indicare i riflessi di luce e ombra nel comportamento dei protagonisti.
Ai fanti accosto l’opera straordinaria di Rodolfo Viola, Bufera. Possa questa trasfigurata bufera illuminata dalla luce rendere omaggio al loro sacrificio. Dalla sconfitta di Caporetto è arrivato poi il risollevarsi del popolo italiano compatto sul Piave. Non sappiamo se, proprio grazie al loro sacrificio insieme a quello dei soldati della seconda guerra mondiale, sia poi rinata quella speranza all’interno della quale siamo venuti anche noi alla luce…
giorno: il 24 ottobre ore 2