Secondo la moderna antropologia e la Squadra omicidi, anche al cinema
Il falso Dio muta la sofferenza in violenza. Il vero Dio muta la violenza in sofferenza (Simone Weil)
(aggiornamento 9 novembre 2022) Alle volte la vita ci mette un po’ in croce. da febbraio 2020 a agosto 2021 la crisi è stata mondiale. Nel 2022 è arrivata anche una guerra più vicina del solito, in Europa. Così il mondo è smarrito e angosciato, vicino alla catastrofe nucleare. Ci sono sempre stati rischi ma ora sono più vicini a noi. Riprendo pertanto in mano questo breve articolo scritto per la sofferenza individuale e vi trovo una risorsa anche per il disagio collettivo: se il dolore individuale è affrontabile anche questa angoscia collettiva può essere sostenuta. E la forza collettiva che può portare alla paura può essere trasformata dalla consapevolezza storica che queste pandemie e guerre sono state sempre affrontate, e finora siamo stati privilegiati per molti aspetti. Occorre la consapevolezza comunque che anche il privilegio crea l’occasione per altre cause di morte in cui concorre maggiormente la volontà umana, come ad esempio nel caso del fumo o degli aborti: https://www.worldometers.info/it/
Resta la costante della sofferenza. Nella storia, in queste circostanze dolorose, non solo individuali, tra guerre e pestilenze, molti hanno trovato conforto nel racconto della Passione di Cristo.
Ricordo il caso di un malato terminale che avevo visitato: si sentiva confortato perché i suoi dolori erano stati condivisi dal Dio fatto uomo in cui credeva e così poteva essere in comunione con lui e dare un significato alle sue sofferenze così autorevolmente condivise.
Un altro collega avvocato, dopo un grave incidente in moto, mi disse che nell’immobilità ospedaliera anche lui aveva trovato conforto nell’offrire queste sue sofferenze per il bene di un’altra persona, un principio che aveva appreso da varie letture, anche con riferimenti cristiani. Forse questa possibilità vale anche per dolori più sopportabili e comuni.
Anche il filosofo del diritto Giuseppe Capograssi ha avuto lo stesso pensiero. Ai tempi in cui la febbre spagnola attraversava l’Europa con milioni di morti scriveva: “Ogni uomo che soffre ingiustamente diventa un poco come Dio in croce” (6 giugno 1920). Scriveva il filosofo Luigi Pareyson (1918 – 1991): “È solo la consapevolezza della condivisione della sofferenza umana da parte di Dio, che può impedire alla sofferenza d’essere un aumento della negatività dell’uomo”.
Tuttavia la fonte di questa condivisione, il racconto della Passione di Gesù Cristo e della sua crocifissione viene generalmente messo in discussione nella sua rilevanza e verità, ormai anche dai sedicenti credenti. Da un lato accade che una generazione occupata da altre passioni ritiene la Passione lontana o non così rilevante, dall’altro molti credenti frettolosi di arrivare al decisivo, rassicurante lieto fine non vogliono attraversare il dramma atroce di un povero cristo, i momenti terribili che avrebbe affrontato. E alla fine si mette in dubbio la rilevanza della Passione di Cristo: forse Gesù avrebbe potuto morire in altro modo, l’unica cosa che conta sarebbe quello che è avvenuto dopo la sua morte. In tal modo le sofferenze atroci che attraversano l’esistenza di molte persone non trovano una condivisa copertura di significato, sarebbero sfortunate parentesi di persone da cui allontanarsi per non esser “contagiati”. Queste parole scritte due anni fa ora non hanno più bisogno di virgolette, anche in mezzo alla propaganda resa negli ultimi anni più evidente
Vediamo anzitutto se gli eventi tramandati, poi ripresi dai grandi artisti (ad es. Caravaggio in queste figure), sono supportati da una narrazione attendibile anche per un giurista e quindi possono essere conforto anche per lui.
Il grande antropologo Renè Girard ha scritto: “La mente umana è incapace di apprendere la verità mediante un solo testo: per una medesima verità gliene servono quattro”(in La pietra dello scandalo). I 4 racconti ci sono, ci sono 4 narratori diversi: 4 Vangeli, Matteo, Marco, Luca e Giovanni. Sembra tuttavia che il grande antropologo abbia estratto proprio un principio di verità proprio dal contenuto e dal contesto da questi racconti: i 4 Vangeli. Resta anche il principio generale, fatto notorio, per cui un evento, in questo caso la Passione, se è riportata da diverse fonti, diventa più credibile.
Ma i Vangeli sono veramente prove valide? Prima di altre considerazioni sul determinante punto di vista del narratore alcune valutazioni importanti, processuali sono state avanzate in un recente film dove un attore recita se stesso, il detective Wallace della Sezione Omicidi, ateo, che si è occupato di quei lontani eventi con criteri oggettivi. Forse vale la pena guardare il clip realizzato con il consueto slancio americano.
Video:
Anche un libro pubblicato di recente in America ha esaminato i vangeli con una particolare attenzione alle fonti storiche. Link
Qualcosa di analogo ha fatto il più grande avvocato italiano del Novecento, Francesco Carnelutti, con una serie di libri impensabili per un giurista cercando di ragionare su temi oggetto di fede religiosa come nel suo libro sulla morte
Cristina Campo anche con la sua passione letteraria ha saputo dire le parole più alte sulla Passione: Sappiamo solo con certezza che la violenza si è convertita in sofferenza, che la sofferenza è divinamente fiorita in amore (Cristina Campo in La gravità la grazia nel Riccardo II)
Nota sulle immagini: La cattura di Gesù e La flagellazione alla colonna di Caravaggio illustrano momenti drammatici della vita, forse aiutano anche a alleviarli quando si consideri che in questo periodo, nel mondo occidentale con riguardo al virus la persona viene aggredita da una malattia e soccorsa dai medici. E la terapia non è paragonabile ad una flagellazione romana. Bisogna tenere le proporzioni del proprio dolore per non dargli una voce smisurata. Sono da considerare anche le sofferenze belliche che hanno minori aiuti. Peraltro nella tradizione cristiana la croce della sofferenza non è un parcheggio ma un luogo di sosta. Ne scrivono a riguardo, nella loro fede ragionata e filosofica, l’avvocato Francesco Carnelutti e il filosofo Giuseppe Fornari.
Oltre la morte: gli indizi di Carnelutti(n.1)
Applicazioni
La Passione di Cristo può attenuare la sofferenza in momenti di crisi anche con la semplice comparazione. Il credente può sentirla condivisa e compresa, può darle un senso. Un giurista, guardando all’esempio del detective Warner Wallace può comprendere che cercare la verità nel ricostruire fatti può essere una attività con sorprendenti applicazioni in altri campi. E può permettere di avere una visuale privilegiata anche per mettere in discussione certi pregiudizi che riguardano il fondamento dell’esistenza. Difficilmente gli altri cambiano idea ma in questo procedimento posso sentirmi vivo cercando di supportare quello in cui credo, metterlo a punto o in crisi, per un continuo sviluppo. Poi per l’angoscia la fede cristiana può aiutare molto e mostrare i cuori con cui affrontarla. Non è più sola, è abitata da figure propositive e da una nuova energia…
giorni: pandemia o crisi