Le sue origini
(aggiornamento 12 novembre 2024)
Un film del 2005, è scivolato via nelle nostre sale del cinema senza grande risonanza. Eppure oltre alla grande interpretazione dei protagonisti si trova un interessante, fondamentale spunto che offre possibilità ad ognuno. Vede nell’educazione dei ragazzi un modo per educare gli stessi adulti. Nel video clip c’è un pezzo magistrale di cinema, non tanto per la tecnica ma per il contenuto esposto. Qui il videoclip ben accompagnato musicalmente
Si mostra una chiave di lettura sulle aspettative del mondo e la possibilità di fare la differenza. Per questo non è sfuggito agli esperti di marketing. Così il film è diventato un classico per illustrare un modo semplice ed efficace di fare marketing che ha preso il nome dal titolo del film: Pay it forward cioè Passa il favore . La risposta del giovane adolescente è semplice ma capace di attivare le nostre corde più profonde, non solo la nostra attenzione. Si attivano 3 persone. Con un gesto d’amore prima pensato e poi realizzato. 3 persone sono attraversate dal gesto di amore di una persona e il tris si può ripetere da ognuna di loro verso altri.
Ricorda un discorso complesso, infinito: quello del mistero di comunicazione del Dio in tre persone. Quando si trasmette agli uomini grazie all’iniziativa di una persona che ha visto la vittima, un povero Cristo e, come un padre, non è rimasta indifferente, allora il divino sembra attraversarla con una triangolazione innovativa e sorprendente . Forse anche questo può sviluppare la frase di Paolo di Tarso: “non sono più io che vivo ma Cristo che vive in me”.
Per lungo tempo mi è stato difficile pensare ai gesti come quelli di Trevor. Ricorda quello di San Martino che dona la metà del suo mantello al povero. Si festeggia l’11 novembre. Sia Trevor che Martino insegnano a dare qualcosa. Ma in Martino è più evidente il sacrificio personale che la trasmissione implica. Ma come si fa a dare? Come fai a dare un taglio alla tua veste?
Nel dipinto Martino è qui ritratto da Cima da Conegliano: l’armatura splendente nella sua opacità e l’eleganza del destriero sembrano dare forma visibile alla virtù del santo, una carità che fonda la sua giustizia… Il cavaliere Martino dà con giustizia secondo la necessità che vede e trasmette il dono con tatto, avvolgente. Il povero afferra il lembo del mantello e desta nel povero uno sguardo aperto, una speranza capace di aprire nuovi orizzonti.Per questo nel dipinto il gesto di San Martino è compiuto in modo naturale e lo si evince anche dall’espressione del suo viso… un gesto così spontaneo è forse anche motivato dall’atteggiamento di grande umiltà del povero, ma non è sempre così, anzi… e nel film lo dovrà capire anche Trevor. Anche grazie alle letture dei libri di Stephen Covey ho capito che il senso dell’esistenza lo fornisce il dare, anche per la giustizia. Ne ho trovato conferma in questo film, Un sogno per domani, nella sua traduzione italiana.
Ma cosa indica per noi in concreto il mantello?
(bozza, 1 continua)
Giorni: 11 novembre S.Martino