Articoli, Possibilità

2 L’arte. Perché può illuminare la nostra vita

L’amore è una comunicazione, un dono, uno sguardo in uno sguardo, un cuore in un cuore (Jean Guitton)

(aggiornamento:  2 novembre 2024)

Sono stato  quasi indifferente all’arte per alcuni anni.  Ma c’erano stati dei bagliori: prima  la Nike di Samotracia alle medie. Poi con la visione delle opere di Rodolfo Viola a Milano il fenomeno si è reso più sensibile ed evidente.  Si rendevano illustrabili e trasmissibili alcuni momenti di slancio ed estasi nella luce, intuizione di una energia che anima ed illumina  il reale mostrandone la sorgente

Appassionato dei temi che spesso l’arte illustra, il professor Giuseppe Fornari, che insegna all’università di Verona  con il quale condividevo i miei interessi per l’antropologia,  mi ha  aiutato a vedere il resistente  contenuto delle grandi opere. Mi ha dato alcune chiavi per comprendere il resistente valore delle grandi opere del passato, per Leonardo, Tiepolo e Caravaggio. Così ho provato nella mia esperienza l’aiuto che l’arte può  dare alla mia vita. Può essere una risorsa anche ai giuristi non solo perché l’arte  tratta  il tema della giustizia che è oggetto del nostro lavoro. C’è molto di più.   Ci può essere l’incanto di una bellezza che ci viene a raggiungere. Può esserci  la comunicazione di uno sguardo carico di sentimenti che vogliono essere di comprensione e comunione. Una comunicazione che rianima, riattiva relazioni sopite o soffocate..  Ad esempio nei volti rappresentati dai grandi pittori medioevali come Giotto  e Vitale Equi.

                                                                                          

In questi volti, quasi ieratici, si legge la pace, la serenità. I protagonisti sono stati anche attraversati da varie prove eppure nella loro emotività illustrata comunicano attenzione e un sentimento di pace, che li ha raggiunti peraltro dopo molti travagli.  Lo spettatore può entrare in sintonia con questo sguardo, rivelato nel dipinto ma a tratti presente anche nella vita reale. Allora si sente compreso e rassicurato da uno sguardo che lo porta in una dimensione di comunione. Tu lo sai bene: non ti riesce qualcosa, sei stanco e non ce la fai più. E d’un tratto incontri nella folla lo sguardo di qualcuno – uno sguardo umano – ed è come se ti fossi accostato a un divino nascosto. E tutto diventa improvvisamente più semplice”(il regista Andrej Tarkovskij).

Ma non si cancellano i drammi, piccoli e grandi di ogni giorno: “la pace è la più ardua delle conquiste”(R. Girard) e implica il sacrificio personale o quello che altri hanno fatto per noi. Qualcuno ha detto che “la pace è il risultato della giustizia di ognuno” (Giovanni Paolo II). Ma quando la realtà presenta drammi,   desolazione e inquietudine  il grande artista aiuta ancora: in alcuni casi colloca se stesso dentro l’indifferenza, la crudeltà e la morte.

Nel suo Seppellimento di S.Lucia (sopra) Caravaggio si auto-ritrae corrugato nel cuore della tragedia (a fianco e sulla destra del particolare). I suoi occhi vividi alla destra della mano benedicente rappresentano  simbolicamente che lo strappo dello  sguardo  alla santa ha creato un effetto: il pittore si colloca tra i carnefici che hanno appena eseguito il martirio…si direbbe chiamare altri a compiere la sua stessa scoperta… Una luce improvvisa ha investito l’adepto pittorico della luce, infinitamente superiore a qualunque luce fisica o naturalistica, una luce in cui la consapevolezza della colpa fa tutt’uno con l’illuminazione della grazia” ( G.Fornari in La Verità di Caravaggio  Nomos, Busto Arsizio 2014 p.150)

In questa partecipazione, in questa drammatica comunione tra vittima, consapevolezza della colpa, dell’artista e, volendo anche dello  spettatore “la giustizia violata brilla di una luce insolita”(A.Rosmini). Non è una luce scontata, ma una luce capace di accompagnare e indicare un significato che non può essere sepolto. 

Si creano così tra l’artista e lo spettatore che apre il suo cuore delle dinamiche affettive, propositive e riparative. Sapere che queste dinamiche sono state avvertite, illustrate, trasmesse in una forma che sfida i secoli,  può aiutare anche il giurista nel suo difficile lavoro, può motivarlo. In questi momenti, come scriveva Cristina Campo, nel finito, si può vivere l’Infinito.  Cercando ma alla fine trovati, ritrovati (cfr. 1 Giovanni 4,10). Condividono le potenzialità dell’arte i grandi giuristi del Novecento, anche pensatori e scrittori come Carnelutti e Capograssi:  la interpretano come prova di immortalità e  sperimentazione di infinito. 

Italo Calvino nella sua raccolta postuma Lezioni americane mostra l’importanza della visibilità e in particolare  le potenzialità dell’arte dal punto di vista narrativo: “ho adottato il metodo di raccontare le mie storie partendo da quadri famosi della storia dell’arte, o comunque da figure  che esercitano su di me una suggestione”(Mondadori 1993, p.96)

Alcuni motivi di avvicinamento all’arte sono stati illustrati agli altri colleghi avvocati vicentini nel 2017 in un apposito incontro con crediti formativi, dedicato, in una prima parte all’arte e all‘agenda che avevo donato agli amici nel 2016 (per il 2017), in una seconda parte, anche all’opera La calunnia di Botticelli con l’ausilio del prof. Moro. Dopo l’interruzione degli incontri per il covid si è ripreso nel 2024 con una conferenza dedicata a Raffaello (era stata programmata inizialmente a 500 anni dalla morte di Raffaello il 6 aprile 2020). L’incontro è avvenuto  con una speciale dedica all’avvocato Paola Mai, prematuramente scomparsa a gennaio 2024, che aveva consentito l’avvio di questi incontri tra arte e giustizia nel 2012 (con Michelangelo) e si è significativamente svolto l’11 ottobre 2024, nel giorno del compleanno di Paola. La conferenza si è chiusa nel commento della Madonna Sistina di Raffaello, significativa speranza per tutti, in particolare per Paola che l’aveva richiesta: 

Da cuore a cuore

Giorni: momenti in cui si ha bisogno di essere rigenerati; Natale e S. Lucia (13 dicembre),