idee anche da antichi misteri: dall’avv. Verges al Batman begins di Nolan
La giustizia: “un marchio impresso nella calda ceralacca della vendetta”?
(agg. 3.03.2024)
Il tema della vendetta va affrontato perché costituisce un’importante problema morale nel campo della giustizia. Aiuta a ricordare la definizione, il senso della giustizia, la valutazione e il ruolo della legge e affrontare molti casi difficili. Vediamo anzitutto in quale dinamica si instaura la giustizia e la legge nel suo minimum essenziale: prevenire o contrastare la violenza contro un soggetto. Dentro le previsioni normative c’è in genere un soggetto da tutelare, la vittima che è il soggetto passivo, potenziale o reale di quella violenza che le norme vorrebbero prevenire o punire. Della vittima si dovrebbe tener conto per capire la giustizia.
Vedremo ora in questo post come anche la vittima centrale per la giustizia deve essere rapportata con il tema della vendetta e questo aspetto rileva sul piano spirituale, filosofico, normativo, psicologico.
In altri due post ho esaminato come un originale apporto spirituale e filosofico su questa materia possa rivelare la vittima (nascosta) anche dove non sembra ci sia: anche grazie ad un mistero della tradizione cristiana di cui si tende a emarginare l’aspetto storico, concreto ed immanente: la Pentecoste. Gesù che appare agli apostoli mostra le piaghe ma senza alcuna volontà di vendetta (Gv 20,19-23). Quando poi gli apostoli sono riuniti in preghiera ricevono lo Spirito (Atti 2,1-13) e mentre si compie quel mistero le persone riescono a vedere la vittima (link qui al primo post), il crocifisso, specie la propria vittima e iniziano a rimediare alla precedente fuga con l’abbandono del Maestro rovesciando il loro comportamento: diventano improvvisamente difensori e ne trasmettono la presenza, facendosi portatori dello spirito manifestato sulla croce.
La vittima, grazie ad una riflessione filosofica ha una sua caratteristica: l’innocenza che non è necessariamente l’assenza di colpa ma la sua impotenza davanti alla violenza altrui (nel caso del crocifisso ma anche di qualsiasi imputato bloccato, ne ho scritto nel secondo post).
Vediamo ora l’azione possibile per chi la difende e per la vittima stessa.
Lo Stato tramite le norme e l’apparato giudiziario deve fermare e sanzionare il carnefice, in questo deve esserci la collaborazione dei professionisti e il sostegno variabile di tutti. Ma oggi tutti rivendicano lo status di vittima innocente e si crea una frenesia collettiva (vittimismo) che porta alla confusione. Il famoso giurista Francesco Galgano scriveva che quando c’è confusione l’ultima risorsa del giurista è il distinguo, in questo caso bisogna distinguere la vera vittima e le dinamiche dentro le quali può concepirsi come tale. In 2 modi:
1 Bisogna saper cogliere di quale dinamica si sta parlando: ad esempio in relazione al furto la vittima sarà chi lo ha subito anche se questa è colpevole per altre dinamiche (es. ricettazione). E attivare le norme a disposizione anche quelle a salvaguardia di ogni vendetta: lo Stato vieta l’esercizio arbitrario delle proprie ragioni e sanziona nel diritto civile l’abuso del diritto.
2 La vittima anche tramite il suo difensore deve cercare di veder riparato il torto subito ma per restare innocente non si vendica. Se accade rischia di diventare carnefice.
Secondo l’ideologia invece si giustifica di frequente anche l’operato della vittima che si vendica e quindi non si difendono le nuove vittime. Questo ha comportato fenomeni politici e storici come i regimi totalitari(cfr G. Fornari Catastrofi della politica): personaggi come Hitler hanno saputo far convergere il desiderio di vendetta per istituire e guidare regimi politici autoritari. Hanno trasformato impotenze e risentimenti in una valanga animata dalla vendetta.
Sul piano psicologico per prevenire la degenerazione la vittima innocente va assistita empaticamente*. Il desiderio di vendetta nasce da una ferita e dall’angoscia contro le quali bisogna essere assistiti da una persona con lo spirito giusto, con la sua tenerezza. Tradizionalmente in certi ambiti si parla di spirito consolatore Davanti alla frequente impotenza giudiziaria che talvolta raddoppia il male subìto si può rispondere con l’empatia, l’affettività alla mancanza di effettività, all’inefficacia. Si può cercare di attenuare il dramma cercando, davanti alla non effettività della giustizia, l’affettività nelle relazioni. in questo modo si può cercare di frenare il rischio della vendetta non solo per la persona ma anche per la struttura che si arriva a creare (es. pena di morte). Allora la pretesa giustizia che va oltre perde la sua funzione rieducativa. Secondo una definizione americana, una giustizia degradata diventa un “marchio impresso nella calda ceralacca della vendetta”…
Allora, anche ricordando i propri limiti, rifiutando ogni vendetta si può aspirare alla giustizia, alla difesa possibile ritrovando nella storia concreta l’uomo in croce tra le vittime innocenti che le stesse norme tutelano. La giustizia può riprendere ad essere presente con la sensibilità che le arriva anche dal mondo greco, dall’ordine e dalla forza del diritto romano.
Poi ci sono altri profili del fenomeno di difesa che si sviluppa, con dinamiche qualificate anche nella tradizione giudaico cristiana, quelle che anche Leonardo da Vinci ha spiegato nei suoi dipinti
Applicazioni: Possiamo riconoscere la vendetta (spesso presente in forma potenziale nel risentimento) e cercare di disinnescarla, restando fermi sull’importanza della difesa dell’innocente così intesa. Possiamo comunque difendere la vittima e anche i carnefici nel momento della loro innocenza-impotenza. Poi la scelta concreta di difendere i colpevoli, di dare il nostro contributo dipenderà da vari fattori. Potrà riguardare anche chi tutti considerano un colpevole indifendibile. “Voi parlate di umanità, io la cerco” affermava l’avvocato Verges che ha difeso anche Klaus Barbie. L’avvocato stesso potrà valutare fino a che punto possa, voglia o debba concretamente ben eseguire il mandato. qualche difensore ci dovrà essere…Affermava ancora Verges: “«Ognuno ha la sua etica. Io, per etica, sono contro il linciaggio (…) Sono un essere umano e faccio l’avvocato. A noi avvocati difficilmente capita di difendere Madre Teresa di Calcutta. Una volta, in Francia, ho difeso un terrorista e poi una delle sue vittime, in causa contro lo Stato. Ho difeso criminali di destra e comunisti. Cercando di vedere in ognuno quello che ancora esisteva di umano. (…) Non bisogna mai identificarsi con la causa dei propri assistiti. Altrimenti si rischia di perdere lucidità.»
Approfondimenti: per affrontare il tema della vendetta gli amanti della buona fantascienza raccomando il film Batman Begins del geniale regista Nolan:
ATTENZIONE SPOILER! Nel film si delinea la storia di Bruce Wayne: da bambino una notte gli sono uccisi i genitori. Addestrato, ma illuminato dallo spirito dei suoi genitori, con i suoi mezzi, anche con la maschera di Batman, provvederà non a vendicarsi ma a vincere la paura e a difendere Gotham City…
Interessante notare il poster: Batman-Bruce Wayne salva nel film Rachel** e rovescia l’immagine del demone sacrificatore (nel film si cala dall’alto per salvare lei e un bambino anziché, come facevano gli aztechi, portarli sopra la piramide per ucciderli). Il trailer è un incalzante invito a lottare contro l’inerzia e la paura:
Ma questo presuppone, a partire da se stessi, una lotta contro la parte negativa di cui bisogna ammettere l’esistenza: «Alla gente non piace ammettere di avere un lato cupo… dovrebbero farlo… Questo Batman ha un’estrema propensione alla violenza, ha un forte desiderio di vendetta ma dall’altra parte è dotato di un forte altruismo, un sentimento che vuole coltivare in onore dei suoi genitori.»(Christian Bale, intervista su The Dark Knight)
Un altro film, molto duro e violento, cattura l’essenza del male e la ricollega alla vendetta: Prisoners.
ATTENZIONE Spoiler: . E non si riferisce solo alla prigionia materiale. Basta riflettere su una delle definizioni di perdono: ferma la necessità di una adeguata sanzione al carnefice, per la vittima si può innescare un altro meccanismo:
Perdonare qualcuno non significa condonare il suo comportamento. Non significa nemmeno dimenticare il modo in cui ti ha ferito e neppure concedergli di farti ancora del male. Perdonare significa fare pace con ciò che è successo. Significa riconoscere la tua ferita, dandoti il permesso di sentire dolore, e di comprendere che quel dolore non ti serve più. Significa lasciar andare il dolore ed il risentimento per poter guarire ed andare avanti. Il perdono è un dono a te stesso. Ti libera dal passato e ti consente di vivere nel tempo presente. Quando perdoni te stesso e perdoni gli altri, sei veramente libero. Perdonare significa liberare un prigioniero e scoprire che quel prigioniero sei tu (D. Koepke
“Perdonare è liberare un prigioniero e accorgersi che quel prigioniero sei tu (la vittima stessa)”. Rifiutare questo suggerimento benevolente rischia di trasformare la vittima che rischia, a sua volta, di diventare un carnefice, come accade nel film Un borghese piccolo piccolo.
Casi difficili: non va liberato l’imputato accusato quando c’è il rischio molto probabile che commetta nuovi reati. Il caso è illustrato nel film Legge Criminale interpretato da un giovane Gary Oldman e Kevin Bacon. Allora l’imputato ridiventa potente, pericolosamente potente quindi potenzialmente nocens… Non è più una vittima innocente ma un potenziale carnefice. E vanno applicate le misure di sicurezza in considerazione delle potenzialità di altre vittime. il problema sussiste quando le prove della sua pericolosità le ha solo il suo difensore… E allora come comportarsi? Qualche idea potrebbe arrivare da Calamandrei e Renè Girard che riescono a centrare un aspetto rivelatore della spiritualità:”Il senso della discesa dello Spirito Santo è la difesa della vittima”(in La pietra dello scandalo Adelphi), anche potenziale.
temi: giustizia e vendetta, la difesa necessaria, Verges, il pericolo della difesa del serial killer
giorni e memoria: per il giorno di Pentecoste oppure nelle giornate in memoria di olocausto, gulag, genocidi;
30 gennaio: compleanno di Christian Bale, il miglior Batman di sempre, anche se quello interpretato da Robert Pattinson ha il suo fascino e il suo perché.
Stato del post: bozza in costruzione, ancora da assestare
*non so se sia un caso che il 31 maggio 2020 si ricorda la Visitazione di Maria, un altro mistero che ricorda la necessità di comunicazione affettiva tra le persone in situazioni di pericolo (Maria) o difficoltà (Elisabetta)
**Un nome biblico: è la madre di Giuseppe (Gen30,22)e Beniamino (Gen.35,13), ed è protagonista in Blade Runner, Blade Runner 2049 e nei primi due film della trilogia di Nolan