Cosa ci sta in testa… Uno spunto anche per il giurista
… atti e lampi di visioni… che subito non sono sommersi dalla notte dei fini ordinari, dalla giornata comune… rivelano la profonda realtà del volere, quello che il volere cova, per così dire nel suo segreto, la vita a cui aspira nell’intimità più segreta di se stesso (G. Capograssi)
“…tornare al giudizio. Qualche cosa si potrà fare, forse, ma in piccolo, ciascuno nel suo campicello, lasciando che una fievole luce di coscienza rompa il sonno e la notte, suonando di quando in quando un campanello d’allarme” (Salvatore Satta in Soliloqui di un giurista).
Mengoni stesso aveva teorizzato la necessità di passare dalla via sistematica a quella dei valori. Ultimamente si guarda al metodo casistico ma i valori sarebbero da recuperare e serve la percezione di una presenza che li faccia vivere, sentire e porre in atti. Qualcuno dirà che anche la coscienza è astratta, ma in realtà basta approfondire e comprendere che è quanto ci fa vedere il più profondo del nostro cuore: ci fa vedere le vittime, specie le nostre vittime, anche quelle di cui siamo all’oscuro. Ci vuole la Grazia per vederle, cioè una luce spirituale (come quella nel dipinto che non viene dalla finestra) che le illumini e una forza che sostenga la vittima e il suo difensore, anche con il perdono e la promessa mantenuta(come magistralmente scriveva Hannah Arendt.
Anche Capograssi nel parlare d’arte scriveva di “…atti e lampi di visioni… che subito non sono sommersi dalla notte dei fini ordinari, dalla giornata comune… rivelano la profonda realtà del volere, quello che il volere cova, per così dire nel suo segreto, la vita a cui aspira nell’intimità più segreta di se stesso”(G. Capograssi Introduzione alla vita etica in La vita Etica, p. 156). Cercare di capire quello che veramente si vuole è difficile, serve un supplemento di Luce, una chiamata che sostenga i momenti più difficili di quello che facciamo.
Poi la volontà non ha la forza. Scrive Capograssi: “La volontà obbedisce a torbidi concetti, a torbide visioni, e segue una via che non è quella del cuore e della ragione… Quanto bisogno tutti abbiamo dei Lumi! Quanto bisogno tutti abbiamo di luce e di verità!” (21 settembre 1922, Pensieri a Giulia). Ci deve essere una chiamata.
Il quadro è talmente affascinante che l’ho collocato nell’agenda che ho realizzato per il 2017 per i giuristi. L’opera di Caravaggio ci ricorda che, al di là di ogni attaccamento, anche nell’oscurità, dentro ogni lotta, nell’attento ascolto, filtra una voce o una luce che la può rischiarare, e dare un interesse meritevole di tutela. Un resistente significato trasmissibile (cfr. 1322 c.c). Accorgersi di questo valore più grande del denaro, farne esperienza è una grazia che si accresce quando, nel soffrire per l’oscurità in cui il nostro comportamento e quello degli altri è avvolto, con amore, non confidando solo sulle proprie forze, lo comunichiamo agli altri. Così li difendiamo veramente. Resta da scegliere in quale personaggio immedesimarsi: il preteso Matteo (calcolatore e insensibile) o nel vero Matteo illuminato dalla Luce. Spesso si ondeggia tra l’uno e l’altro ma è la decisa tendenza (che implica internamente un fermento ed una risoluzione, ed esternamente, secondo alcuni come Luigi Maria Epicoco, una percentuale di presenza tra l’uno e l’altro comportamento) che fa la differenza, tra il servo ed il padrone.
giorni: 21 settembre (S. Matteo) e 25 agosto o 19 ottobre (in ricordo rispettivamente della nascita e della scomparsa del giurista Luigi Mengoni, 19 ottobre 2001)
stato: work in progress