(agg. 16 dicembre 2023) Dare per scontata l’importanza di una festività è uno dei modi in cui si allontana da noi il suo grande significato. Come scriveva Giuseppe Capograssi” ci ricordiamo della bella letizia che la bella festa accendeva nei cuori, e questa letizia ci rimane nell’animo come il profumo dell’odore nel vaso vuoto”(6 gennaio 1922). Il modo in cui la grande arte la illustra può essere l’occasione per ricevere di nuovo il resistente significato dell’evento che si ricorda e ritrovare i fiori che sbocciano. Accade anche per l’Epifania, parola che vuol dire manifestazione del divino. L’opera d’arte con cui riavvicinarsi al suo intero significato può essere l’Adorazione dei magi di Leonardo da Vinci
L’Adorazione dei magi di Leonardo è una delle opere più importanti nella storia dell’arte. Descrive una speciale natività di Gesù che in modo speciale evidenzia e cerca di risolvere i nodi tragici dell’esistenza umana. Vediamo come. L’adorazione è l’estasi, la beatitudine a cui aspira ogni uomo. Ma non si tratta del semplice appagamento di un superficiale desiderio di piacere. Qui vi è molto di più Lo sguardo raggiunge una speciale visione armonica, la stessa che ha conosciuto Dante nel Paradiso (Canto XXXIII). L’armonia conosce la disarmonia, l’ascolta, la rappresenta e la limita.
Intorno alla sacra famiglia di Maria che tiene in braccio Gesù si svolgono diverse dinamiche, anche il combattimento a cavallo. Il dipinto si alimenta di ricorrenti vicende umane, anche contemporanee a Leonardo. Grazie agli studi effettuati dal prof. Giuseppe Fornari la grande opera incompiuta da Leonardo si può rianimare davanti ai nostri occhi. Si riempie della potenza del dramma storico contemporaneo a Leonardo, ignoto a tutti coloro che hanno esaminato criticamente l’opera
Nello stesso periodo storico del dipinto si svolge a Firenze la congiura dei Pazzi, cospirazione violenta contro il potere dominante, soffocata nel sangue. Leonardo ne restò sconvolto rappresentò alcuni cospiratori che furono impiccati. Dietro il bambino c’è il il duello tra i guerrieri tra i cavalieri, il dramma della lotta e della rivalità tra le persone. Qualcuno ne fa le spese ed è a terra. Un albero misterioso è al centro del dipinto e sembra che sia un albero di noce, lo stesso legno col quale verrà costruita la croce di Cristo. Tutta la violenza verrà rivelata nella futura Passione di Cristo e Leonardo qui anticipa in potenza tra gli adoranti la frenesia di coloro che metteranno a morte sulla croce il Gesù adulto. Nella parte alta del dipinto ne viene indicata la causa: i cavalieri a duello mostrano la potenza distruttiva della rivalità umana. Per rivelare e frenare la violenza qualcuno la dovrà esporre e subire.
Il bambino Gesù accetta il dono dell’incenso. L’incenso simboleggia il futuro sacrificio: Gesù, cercando di risolvere il dramma della violenza umana, dopo il tentativo di prevenirla nella sua predicazione, la subirà nella sua persona. Qui accetta e perdona.Qui si manifesta una delle differenze evangeliche(il perdono, oltre a Dio come Padre alla sottile, sofferta vittoria sulla morte). La gioia di Maria per la natività non esclude il dramma generale e quello del suo bambino. Maria partecipa, riconosce e si alimenta dell’amore che resiste nella futura sofferenza di Gesù vittima uccisa barbaramente dagli altri uomini. E neppure allora Maria si allontanerà dalla croce. In questo riconoscimento, in questa comunione costante di relazione il pericolo della rivalità e della distruzione è sempre incombente, ma questa forza negativa può essere superata da una presenza non solo positiva ma trasformatrice. Dalla prossimità costante di Maria, dalla sua comunione al dolore.
Con questa ulteriore comprensione possiamo entrare nel luogo della natività come i magi , con Leonardo. Si apre a noi la possibilità di entrare nello sguardo di Leonardo Da Vinci capace di cogliere la profondità e la rilevanza del passo evangelico: “Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre, e prostratisi lo adorarono”(Mt 2,11)…”
“Videro Maria”. Maria sembra non brillare particolarmente per bellezza nella ultima versione visibile dell’Adorazione dei magi presente agli Uffizi, sopra il suo volto c’è una pittura successiva e l’ultimo restauro copre ulteriormente i lineamenti straordinari con cui l’aveva dipinta Leonardo.
Questo volto si può ammirare solo nel dipinto originale di Leonardo, qui visibile ai raggi infrarossi.
I lineamenti straordinari e armonici di Maria e soprattutto il suo sguardo tenero e delicato aprono il cuore e l’anima più attenta alla comprensione delle linee, delle dinamiche della risposta di Dio alla violenza degli uomini. Ai raggi infrarossi si riconosce una bellezza che non viene da questo mondo, inaccessibile a tutti coloro che guardano il dipinto nella sua attuale versione agli Uffizi, inaccessibile alla folla capace di adorare quando tutti adorano ma anche di linciare quando tutti linciano.E nell’adorazione di Maria, in questo suo sguardo, il dolore che affronta ogni persona viene riconosciuto e contenuto. Il dolore viene limitato. Maria riconosce in Gesù e in ogni sofferente la vittima innocente e in questa sua partecipazione, nel profondo, Maria appare nella sua più straordinaria bellezza. Visibile solo a chi vuole approfondire. La vera gioia per la natività è quella che contiene anche il dolore di chi è vittima delle violenze delle persone, della nostra violenza.
Scrive Capograssi a Giulia il 6 gennaio 1922:
“… ma la vita dà la letizia migliore, perché la vera letizia è la letizia dell’età seria, della vita seria, la letizia che nasce dalla verità della vita, dalla serietà della vita, e anche, per ripetere il pensiero di San Paolo , che nasce dal dolore”
Leonardo sottolinea la violenza degli uomini per riconoscere nella verità e nell’amore l’innocenza nella vittima e coloro che a partire da Maria vedono, partecipano, in comunione, al suo dolore. Con questo riconoscimento esplicito ogni vittima può limitare il suo risentimento, nella fedeltà ad un progetto più grande.
L’opera ha una enorme ricchezza di contenuti: oltre ad essere un momento fondamentale della storia dell’arte racchiude contenuti e gesti fondamentali, in particolare quello del bambino che non si limita a ricevere l’incenso ma lo benedice, lasciando sconvolti tutti, anche Dante e Virgilio.
La condivisione del dolore caratterizza anche il rapporto tra il famoso avvocato Francesco Carnelutti e il suo cliente. E il grande giurista non si ferma davanti alla sofferenza, ha imparato il modo di attenuarla:
“Né si può stare vicino ad uno sciagurato, senza vivere, molto o poco, la sua sciagura… All’avvocatura io debbo la sfiducia nel giudizio, o la sfiducia nel diritto… insomma la sfiducia nel pensiero… ma insieme la fiducia nell’amore” (Francesco Carnelutti in Vita di avvocato). In certi casi ha raggiunto anche le aule del Tribunale.
Conferma questa idea ancora Capograssi: “tutto sta nell’amore: il distacco dall’amore è morte e porta alla morte: il distacco dall’amore è l’Inferno. Il Purgatorio è invece il regno del buon dolore: il regno dell’amore” (19 maggio 1922, lettera a Giulia Ravaglia)