Articoli, Possibilità

168. Caravaggio per gli avvocati

trovare forza nella  tensione e  nel buio (2013-2014)

 

(aggiornamento 20 novembre  2024)

Affrontando alcune questioni spinose sul lavoro in questi giorni mi è venuto in mente un quadro di Caravaggio in mostra a Vicenza nel 2013 presso una banca. La prima conferenza dedicata a Caravaggio è stata tenuta a Palazzo Gualdo il 18 ottobre 2013. L’ho  organizzata a Vicenza  per gli avvocati grazie anche alla mediazione di Paola Mai, l’avvocato prematuramente scomparso a febbraio 2024 che dall’interno del Consiglio dell’Ordine aveva  reso possibile l’utilizzo di Palazzo Gualdo e i crediti formativi per coloro che vi partecipavano.  Il Caravaggio  rievocato nelle immagini proiettate ha vissuto situazioni estremamente spinose e piene di tensione. Nella conferenza che ha tenuto il professore Giuseppe Fornari (che insegna storia della filosofia rinascimentale a Verona e ha scritto un libro su Caravaggio) è emerso altresì che la caratteristica principale di Caravaggio non è tanto il realismo con il quale si tenderebbe a  vedere nel grande pittore come una sorta di antesignano della fotografia. C’è prima una  capacità di lasciar emergere, proprio nei momenti più difficili più fastidiosi e angoscianti, nel buio,  una dinamica, una luce che li illumina. Come se arrivasse una bellezza che non appartiene solo a questo mondo. Dentro questa tensione può arrivare, per chi resta umile,  anche la forza e la  luce. Forse per questo i suoi dipinti sono  così vivi e indimenticabili. Caravaggio non raffigura solo il soggetto sacro ma una parte di se stesso o addirittura la sua persona. Come nel Seppellimento di S.Lucia . Attraverso anche la sua dolorosa esperienza interfacciandosi con il messaggio cristiano Caravaggio sembra dirci che si partecipa ad una dinamica che sostiene perché partecipa al tuo dolore : “Non sarà facile ma ne vale la pena”.

Qualcuno potrà obiettare  che si tratta di proiezioni  critiche su Caravaggio e non hanno riscontro reale. Ma la luce che passa nei suoi dipinti (ad esempio nella Vocazione di S.Matteo, riportata nell’agenda del 2017) non è di tipo naturale.  E sono in molti a testimoniare queste presenze che si fanno vive nell’esistenza di una persona,  una grande bellezza si fa presente nonostante il dolore  che non si allontana mai. Un fenomeno simile è emerso in una memorabile  rivelazione ricevuta da un grande mistico, Silvano del Monte Athos: “resta agli inferi e non disperare”. Come emerge  da grandi quadri che sembrano solo di mera gioia come la Madonna Benois di Leonardo

Nel giorno di San Tommaso ricordo qui l’Incredulità di San Tommaso uno dei dipinti più duri di Caravaggio. In questo si ricorda un gesto particolare che non sappiamo se si è verificato nella realtà proprio come nel dipinto. Tuttavia il dipinto così è portavoce di  un grande significato. Ricorda che l’apostolo ha non si è limitato alla testimonianza delle altre persone ma ha cercato di di verificare i fatti  con una esperienza diretta, con questa tenace volontà. Il problema del dubbio è fermarsi al dubbio per evitare la domanda e la fatica della fiducia. La fiducia di Tommaso è cercare. Solo poi Tommaso troverà l’esperienza di una risposta partendo dalla  fiducia, non dalla pretesa (Luigi Maria Epicoco, 3 luglio 2024),  ma nel  “credere alla soluzione positiva del problema della vita” (Giuseppe Capograssi in  Incertezze dell’individuo, nel saggio  ora raccolto in  La vita etica Milano Bompiani p. 565). Poi può arrivare l’esperienza  della possibilità di risolvere o sostenere il confronto con quanto la vita pone.

Così il gesto di Tommaso impresso  del dipinto di Caravaggio, ha una forte rilevanza  probatoria per i secoli a venire, sulla consistenza di certi avvenimenti. Questo gesto ci aiuta a  pensare che certi eventi si possono rinnovare anche nella nostra vita e che il loro significato possa essere ancora ritrovato e rivissuto. Peraltro secondo l’indicazione di Nietzsche può esserci un dubbio su certe narrazioni dominanti, il dubbio  che va verso la verità, quella che rivela i limiti di tutte le altre…

Il Tommaso di Caravaggio inconsapevolmente evidenzia la verità che include le ferite e lì ritrova una presenza che le riconosce e attraversa, e riparte da quelle ferite.

Alle volte basta constatare, come Tommaso,  certi effetti maligni e violenti e non escludere, con fiducia e volontà di approfondire,  che in mezzo ci sia (stato) anche lo spazio per l’incontro con chi vi ha resistito, dentro la violenza, nell’amore. Dando  spazio a  a quanto afferma Italo  Calvino: L’inferno dei viventi non è qualcosa che sarà; se ce ne è uno, è quello che è già qui, l’inferno che abitiamo tutti i giorni, che formiamo stando insieme. Due modi ci sono per non soffrirne. Il primo riesce facile a molti: accettare l’inferno e diventarne parte fino al punto di non vederlo più. Il secondo è rischioso ed esige attenzione e apprendimento continui: cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all’inferno, non è inferno, e farlo durare, e dargli spazio.

Poi, purtroppo,  non metterei, come Calvino, in modo ottimistico limiti alla sussistenza dell’inferno: nella storia l’irresponsabilità umana ha trovato spesso nell’inferno trascendente,  un limite che la frenava. Il problema è la  durata dell’inferno, tema sul quale la migliore antropologia e filosofia, a partire da Dante,  ha iniziato a dare esplorative  risposte .

Tensioni e luci tra i giuristi: anche tra i grandi giuristi del Novecento c’è stata questa continua esperienza di persone attraversate dal dolore e dalla speranza

Giuseppe Capograssi ha fatto un’esperienza del genere quando nella sua opera più famosa,  Introduzione alla vita etica, parlava di accollarsi tutto il male del mondo “tutto il sacrificio…” con una sorpresa: “…qui mi sento risorgere“.

Carl Schmitt ha scritto che “La storia è un processo che si genera attraverso mancanza, privazione e fortificante impotenza”

Analoga esperienza l’ha avuta Francesco Carnelutti quando parlava di umiliazioni che diventavano esperienze liberatorie, liberazioni link.

Nel campo della leadership sul tema lo scrittore Stephen Covey ha fissato come prima caratteristica della leadership e del management  la proattività cioè la capacità, di fronte alle difficoltà, di decidere quale reazione possiamo avere: tra lo stimolo e la risposta c’è la nostra possibilità di scelta. Si tratta di un principio che ha sostenuto l’esperienza dolorosissima di Viktor Frankl nei campi di concentramento tedeschi, poi diventato psicoterapeuta. Qui un moderno video clip sullo stoicismo

 giorni: 3 luglio (S.Tommaso), 18 ottobre e 16 novembre (in ricordo delle due conferenze su Caravaggio per gli avvocati)

Stato:  bozza in corso di ristrutturazione (2024)

Il migliore riconoscimento per la fatica fatta non è ciò che se ne ricava ma ciò che si diventa grazie ad essa (John Ruskin (1819 – 1900)