L’intuizione di alcuni giuristi: da Capograssi, Calamandrei a Carnelutti.
Dal capro espiatorio ai 3 moschettieri…
Non era mai successo prima che la persecuzione del capro espiatorio fosse riportata correttamente, con la rivelazione dell’innocenza della vittima e dell’ingiustizia dei persecutori (R.Girard in Vedo Satana cadere come la folgore)
(aggiornamento 28 maggio 2023)
Nella secolarizzazione contemporanea sembra che i misteri del cristianesimo siano rimasti solo nelle preghiere di ingenui devoti che vivono, a tratti, in altri pianeti. Per il resto, vengono superficialmente considerati racconti irrilevanti o, al massimo, dei simboli. Anche tra i giuristi, affannati tra mille urgenze i misteri della fede sembrano solo elementi consolanti, rassicuranti ma non reali e non presenti nelle vicende di ogni giorno. Salvo, a volte, quando le persone vengono toccate da vicino da eventi luttuosi o malattie. In tal caso, per un breve intervallo di tempo, può esserci una riflessione sui grandi misteri della vita. Nel secolo scorso invece alcuni giuristi molto noti come Capograssi, Carnelutti e in uncaso addirittura Calamandrei, nel corso della loro vita, hanno sostenuto costantemente l’importanza dei misteri riportati dalla Tradizione cristiana cercando di indicare anche delle ragioni. Questo accade ad esempio per la Pentecoste. Si parla nella Chiesa di Pentecoste riferendosi al momento importante della sua nascita quando Maria e i discepoli riuniti in preghiera ricevono una particolare manifestazione dello Spirito che cambia la loro vita e toglie loro la paura (come ha sottolineato anche Papa Francesco durante l’Angelus del 28 maggio 2023). Resta da spiegare che il racconto è storicamente credibile e perché comporti il venir meno della paura.
Giuseppe Capograssi ritiene che nell’evento della Pentecoste si rivelasse proprio la Verità che tendiamo ad accantonare: “e quando lo Spirito viene nella Pentecoste è come si fosse aperta una immensa cortina che copriva il vero mondo, come se un gigantesco squarcio avesse mostrato la verità che si nascondeva sotto le cose visibili e sensibili della vita”(G.Capograssi in Pensieri a Giulia 9 giugno 1919). Capograssi non spiega il perché.
Gli ultimi studi antropologici del Novecento dell’accademico di Francia Renè Girard confermano l’intuizione di Capograssi e sviluppano le ragioni di questa pretesa rivelazione della Verità. Carnelutti ne considera gli effetti
Esiste una verità che possiamo rivelare e dissimulare, la verità del capro espiatorio: il soggetto che tutti incolpano per scaricare le loro difficoltà e che tutti abbandonano quando il potere e la maggioranza sono contro di lui. I racconti mitici e fantastici tendono a falsificare questi fatti incolpando il soggetto e occultando la malizia dei persecutori. I racconti della tradizione giudaico cristiana tendono invece a rivelare la colpevolezza dei carnefici e l’innocenza della vittima. Poi ci sono zone intermedi tra la colpevolezza e l’innocenza. Scrive Girard: “Dopo la morte… La voce di Gesù è stata zittita per sempre, perché egli stava rivelando cose che non avrebbero mai dovuto essere rivelate. Perfino i discepoli tradiscono Gesù e sembrano unirsi ai persecutori. Ma a questo punto la resurrezione (e la Pentecoste stessa, n.d.a.) cambia ogni cosa, poiché trasforma quei falsi testimoni che sono i persecutori in testimoni completamente veritieri. Lo stesso Pietro che ha negato tre volte Gesù diventa capace nel suo discorso della Pentecoste di raccontare la storia dal punto di vista della vittima. Non era mai successo prima che la persecuzione del capro espiatorio fosse riportata correttamente, con la rivelazione dell’innocenza della vittima e dell’ingiustizia dei persecutori”( R.Girard in Vedo Satana cadere come la folgore. Qui il link per chi vuole approfondire su questo supplemento inatteso di conoscenza.
Qui uno dei libri di Girard assorbito nella collana dei classici del diritto di Giuffrè
Ma non è solo una questione di una verità che integra la visione e coglie il reale, non c’è solo “luce”. C’è qualcosa in più di una importantissima conoscenza, di cui peraltro era consapevole anche Calamandrei. Qui il link . C’è anche un’esperienza. La vittima innocente, già percepita a tratti nella tradizione e tragedia greca, non è più sola: alcuni a costo della reputazione e, addirittura della loro vita, ne prendono le parti con un altro spirito. C’è nella Pentecoste una inversione a U nell’atteggiamento delle persone che da traditori diventano difensori. Girolamo traducendo le Scritture era incapace di tradurre il termine ebraico goel riferito allo Spirito di Dio, goel vuol dire l’avvocato del Tribunale. Girolamo non comprendeva quale rilevanza potesse avere la figura tecnica dell’avvocato con i discorsi teologici e traduceva il termine con la parola greca “paraclito”, senza esplicitarla. Ma per chi apre gli occhi e riconosce il capro espiatorio, per chi vede la vittima la parola della Scrittura è una prova di una conoscenza abissale sull’uomo che ha bisogno di un accompagnamento. Questo Spirito che non abbandona la vittima da sola, è anche empaticamente con la persona sola e si chiama così anche Consolatore.
La difesa delle vittime dell’avvocato non è una funzione istituzionale relegata solo a lui (anche se talvolta può coincidere), è una relazione mutevole, una esperienza universale e chiunque prenda le parti della vittima assume lo spirito che, nei momenti decisivi, solo la accompagna. La persona difesa ha anche profili di colpevolezza e allora bisogna individuare quelle parti che meritano tutela.
“Le Parti”: Carnelutti rilevava la densità di significato in questo modo di indicare il soggetto assistito: “Noi usiamo chiamar parti i nostri clienti e, per quanto purtroppo gli uomini pongano scarsa attenzione alle parole, non possiamo non riconoscere i loro limiti, ma proprio la contraddizione alla quale siamo soggetti senza tregua, ci vieta l’illusione di essere diversi da loro: siamo parti anche noi, limitati, esposti continuamente al pericolo e all’errore… non è tutto ma è già molto che l’avvocatura serva a mortificare l’orgoglio nell’anima dell’uomo. E’ il principio di una liberazione” (F. Carnelutti in Vita di avvocato). Carnelutti, profondamente convinto della portata conoscitiva della fede cristiana che spiegava ai colleghi nell’isola di S. Giorgio, sembra così mostrare fin dove arrivi la verità della luce di Pentecoste: una visione veramente realistica delle parti che l’avvocato assiste. Qui il link per chi vuole approfondire. Il peso del mistero della Pentecoste rivelatore del capro espiatorio potrebbe spiegare come riusciamo oggi a riconoscere ed utilizzare i meccanismi del capro espiatorio, il tutti contro uno (es. la c.d. macchina del fango o nelle Cinque teste grottesche di Leonardo) . E spiega la forza di quel principio “tutti per uno” che è il rovesciamento del capro espiatorio rivelato.
Quel principio, quello spirito anima I tre moschettieri di Dumas e riflette l’opera di tutti coloro che illuminati (Pentecoste di Perusini, 2006) anziché dare addosso alla vittima ne prendono le difese o la confortano psicologicamente. Non c’è compito più alto e più difficile da realizzare, per questo il piccolo gruppo ha solo una sorgente comune ma vive umanamente la divisione, tuttavia ha ispirazioni e figure di riferimento, come quella di Maria
Nella sua seconda parte “uno per tutti” si esprime quanto già presente, a tratti, nella civiltà greca cioè che una persona ad un certo punto, per condizionamento culturale e/o amando arrivi a dare la vita per l’altra, per le altre persone o per un ideale.
Nella lettera del 20 maggio 1923 Giuseppe Capograssi intuisce che tuttavia il prezzo da pagare è alto: si tratta di accettare quando necessario il sacrificio di sé per dare il proprio contributo: “ogni giorno noi moriamo un poco”
Il principio troverà infatti compimento nell’opera di Cristo e nella sua Chiesa nonostante le umane imperfezioni. Sono proprio peraltro le umani imperfezioni di coloro che ritengono di appartenere a Cristo il segno che il messaggio non viene da loro. La differenza cristiana è particolarmente evidente nel Cenacolo di Leonardo. Il principio del ” tutti per uno” è talmente forte che in genere lo ricordiamo anche dopo aver dimenticato tutto il libro o il film sui moschettieri di Dumas . Questo rovesciamento dell’amore dentro la violenza umana può essere una buona lettura della redenzione di Cristo. Gesù, peraltro facendo i nomi di alcuni delitti (Matteo23,13-39) rivela il meccanismo del tutti contro uno. Allora nella consapevolezza della pericolosità della sua rivelazione, quando è necessario, si consegna liberamente ai suoi carnefici e diventa l’Uno per tutti.
Spunti per giuristi: si può fare un interessante esercizio: paragonare e applicare a queste dinamiche le categorie giuridiche: il meccanismo del capro espiatorio potrebbe essere considerato un caso di concorso di persone nel reato, un delitto contro la persona (dallo stalking alle lesioni, fino all’omicidio) nascosto da una truffa, non lo considero sul piano negoziale perché manca la volontà della vittima anche se c’è il sacrificio. La rivelazione della verità nella Pentecoste potrebbe ricordare una giusta fiammante sentenza di accertamento delle diverse fattispecie. Da ricordare sempre i nuovi sviluppi possibili della giustizia e la contrapposizione alla vendetta
Approfondimenti: nel 2020 è stato riedito da Adelphi Il capro espiatorio, la trattazione più importante sul tema, a cura di chi ha seguito più da vicino il pensiero di Renè Girard e, con una sua autonomia, per certi aspetti, ne è l’ideale erede: il filosofo Giuseppe Fornari
giorni: Pentecoste e momenti di rimotivazione del fondamento del proprio lavoro, attenzione alla mobilità dello status di vittima (qualcuno può esser in certi momenti, per suoi motivi, non più vittima; sul piano psicologico bisogna valutare la reversibilità dello status, addirittura con quello del carnefice, soprattutto in base a circostanze e umori)
Video: qui un video clip molto raffinato sulla teoria mimetica di Renè Girard
(fine prima parte, qui seconda parte, qui terza parte)
Nella fotografia sopra in alto petali di rosa vengono lanciati dal Pantheon: un’immagine importante per riflettere sulla Pentecoste presa con lo spirito giusto, quello che riconosce nella varietà costanti ricorrenti: nella Luce la bellezza e il profumo delle rose sono più forti delle loro spine…(cfr Sir. 39,13-14)
…anche l’avvocatura, dopo tutto, è un mistero… Si sono fatti passi giganteschi nello studio della materia. Ma insieme si è ingigantito il mistero del donde viene e dove va. Sono ancora le parole di Cristo che risuonano solenni al nostro orecchio “lo spirito non sai donde viene né dove va (Francesco Carnelutti, giurista in Vita da avvocato)…
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